Perchè i brand “eco-responsabili” in realtà aumentano le emissioni

Tempo di lettura: 2 minuti

Ormai possiamo dirlo, se non sei sostenibile, o meglio se non appari tale nel 2022 sei fuori moda. Questo vale per noi come consumatori, dove per pulirsi la coscienza basta andare a lavorare in bici con la nostra borraccia di alluminio e vale ancor più per i grandi brand con pratiche ormai consolidate di green washing. In questo caso lo scopo non gli interessa di pulirsi la coscienza quanto acquisire nuove fasce di consumatori sensibili al tema, ma non troppo informati. Con il rischio che la sostenibilità diventi un nuovo mezzo di pubblicità ingannevole. Un inchiesta ha fatto emergere come brand “eco-responsabili” in realtà possono aumentare le emissioni mantenendo un punteggio elevato.

Cosa è successo

L’ultimo caso di green washing arriva da una recente inchiesta esclusiva del Guardian. Il giornale ha fatto emergere come il funzionamento del sistema creato da un organismo indipendente Carbon Disclosure Project (CDP), il quale assegna voti alle aziende in base alle loro prestazioni ambientali, rischi di essere fuorviante.

Ciò che ha fatto sorgere qualche dubbio sul funzionamento è che tra i nomi dei brand con le migliori prestazioni siano apparsi H&M e Nike. Queste possono rivendicare una diminuzione complessiva delle emissioni annuali di anidride carbonica e quindi ricevere punteggi elevati dal CDP nonostante le loro emissioni effettive siano aumentate. Ma non erano tra i brand più impattanti del pianeta? Cosa non torna? 

Come vengono calcolate le emissioni?

Il Carbon Disclosure Project assegna ad ogni azienda un punteggio che dipende dalla quantità di emissioni lorde emesse dichiarate in rapporto alla variazione del fatturato. Questo significa che fintanto che le loro emissioni aumentano meno delle loro entrate ogni anno, le emissioni totali appaiono come in diminuzione

Per fare un esempio nel rapporto di Nike sul cambiamento climatico del 2020 le emissioni sono aumentate dell’1% anno su anno ma rispetto alla crescita dei ricavi del 7% si determina un calo di oltre il 5% delle emissioni per fatturato. 

Quindi nonostante le emissioni prodotte dalla Nike siano di fatto aumentate rispetto all’anno precedente, il voto che l’azienda si è vista assegnare è stato A-. 

Ci vogliono regole chiare

Un sistema che premia chi aumenta le emissioni di CO2 in atmosfera celebrando le riduzioni relative delle emissioni va evidentemente contro la scienza, non può reggere e rischia di diventare fuorviante per quel consumatore poco attento e informato. Per questo diverse associazioni chiedono leggi più chiare, che l’utilizzo della parola “green” e sostenibile sia regolamentato. Il rischio è che diventino parole sempre più inflazionate, che non si riesca più a distinguere chi davvero prova a fare impresa in modo responsabile e chi vuole solo trovare una nuova nicchia al proprio mercato.